....... LA VOCE DELL'ANTICA PIETRA VINCE IL SILENZIO DEI SECOLI …..

Mura inspiegabili

Il "mistero" dei muri della Calvana  (grandi complessi di murature a secco, alcuni con destinazione sconosciuta)

 

Cavagliano

I dintorni di Cavagliano offrono una suggestiva (ma difficilmente decifrabile) testimonianza del loro passato, attraverso una serie di sistemazioni del terreno costituenti un vasto distendersi di terrazzamenti ad uso agricolo, con murature a secco dalle più varie caratteristiche, che paiono nascondere od inglobare anche resti di fortificazioni, sepolture o forse basi di abitazioni.

Ci soffermeremo abbastanza a lungo su queste complesse sistemazioni del terreno, perché vorremmo così suggerire, partendo da questo esempio circoscritto, un più ampio esame dei terrazzamenti nel paesaggio umanizzato della Toscana, che costituirebbe un doveroso completamento di quanto finora è stato analizzato dagli studiosi riguardo allo sviluppo storico dell'organizzazione territoriale; in modo da spostare l'accento dal prevalente interesse per le architetture (sia pur viste come componenti di un tessuto urbano o rurale) verso una considerazione complessiva del paesaggio come un'unica grande architettura, nella quale, ad un substrato naturale (in continua modificazione sotto l'azione degli agenti atmosferici) si sovrappone una serie di stratificazioni di opere umane, che vanno dai semplici interventi sulla vegetazione (disboscamenti, rimboschimenti, inserimenti di nuove piante ecc.), alla costruzione di una rete viaria, al dissodamento ed alla sistemazione dei campi (con vere e proprie imponenti opere architettoniche costituite da terrazzamenti, recinzioni, fossi di scolo, argini ecc.), fino alle architetture più propriamente dette, cioè agli edifici ed al loro organizzarsi in nuclei rurali ed urbani.

Nell'ambito del nostro territorio il prof. Nannicini ha più volte richiamato l'attenzione su vari grandi sistemi di murature a secco (comprese tra Poggio Castiglioni, Sottolano e Cavagliano e ricomparenti in parte anche sul versante della Val di Bisenzio all'inizio della via di Valibona), riferendole alla presenza sia dei Liguri che, più tardi, dei Romani: per quanto riguarda le poderose murature affioranti presso il cimitero di Cavagliano, ha anche suggerito la possibilità che costituiscano i resti di un «castelliere» ligure . Non va tuttavia trascurata neppure la possibilità che, durante le invasioni barbariche, i Romani qui ritiratisi ed eventuali guarnigioni bizantine (nel qual caso sarebbe confermata l'origine del toponimo Filettole (da  fulattein = gr. sorvegliare) abbiano eseguito opere di terrazzamento in parte per uso agricolo ed in parte con funzioni difensive.

Il problema della datazione di tutti gli interventi, agricoli o meno, e l'eventuale individuazione di insediamenti, fortificazioni o necropoli preromane non può essere certo risolto in questa sede di studio territoriale-paesistico con le sole nostre competenze di architettura ed urbanistica. Vogliamo tuttavia fornire un elenco di alcuni tipi di muraglioni che si riscontrano nella zona, che possa costituire un primo approssimativo orientamento per gli archeologi che volessero approfondire lo studio dello sviluppo delle sistemazioni del terreno in quest'area.

Accenniamo perciò ad una descrizione di alcune delle località più rilevanti, integrata da una documentazione fotografica e da vari rilievi schematici, che possano dare un'idea approssimativa della sistemazione delle opere sul terreno.

Tutto il territorio, salvo la parte a quota più alta, lasciata a pascolo, appare essere stata sempre coltivata (fino ad una quindicina d'anni fa) con un ampio sistema di terrazzamenti, intervallati da boschi di quercioli ed in parte di carpini (ma vi sono anche cipressete nella parte più bassa); qua e là si trovano inoltre caratteristiche macie (cumuli di pietre ricavate dal dissodamento dei campi), nonché recinzioni in pietra, alcune semplicissime, con pochi sassi sovrapposti alla buona e completate con rami e rovi (evidenti delimitazioni di pascolo) ed altre invece di una certa imponenza per il pietrame squadrato, l'altezza e la sezione (una grande recinzione di quest'ultimo tipo si trova intorno al fosso della Bucaccia, presso Poggio Castiglioni e presenta la caratteristica di sovrapporsi diagonalmente ad alcuni terrazzamenti, interrompendoli e denunciando così di essere stata costruita in periodo posteriore ad essi).

Terrazzamenti se ne trovano di ogni tipo, in riferimento sia alla pezzatura ed allo spessore della muratura, sia all'ampiezza del terrazzo, sia al dislivello tra un terrazzo e l'altro. Le differenze non sembrano seguire logicamente le esigenze del terreno: abbiamo infatti dislivelli notevoli a volte sostenuti da muri di piccola pezzatura con spessore limitato, a volte invece sorretti da muraglioni di grosse pietre e di spessore notevole (fin oltre i tre metri); mentre in certi casi (Sottolano ed in parte Poggio Castiglioni), dislivelli minimi, di poche decine di centimetri, sono separati da muri di media pezzatura ma di grande larghezza (fino a metri 2,60 a Sottolano), tanto da far seriamente dubitare della loro funzione di sostegno.

Anche l'ampiezza dei terrazzamenti non sembra dovunque legata all'andamento del terreno: troviamo infatti terrazzamenti molto ampi dove sembrerebbero meno opportuni, perché la forte pendenza del terreno costringe a muri di notevole altezza (anche quattro metri e mezzo a Val di Cigoli), mentre altrove i terrazzamenti sono ridotti di larghezza, quando il terreno poco inclinato li avrebbe consentiti molto più ampi. Sembra evidente perciò che l'attuale sistemazione del terreno sia il risultato di più interventi nel tempo, non tutti forse solamente agricoli. Questa ipotesi è confermata dall'analisi delle pezzature dei muri , che sono almeno di tre tipi; pezzatura molto grossa (a volte squadrata solo sommariamente, a volte più regolarizzata), che dovrebbe essere la più antica; pezzatura piccola più tarda (forse anche piuttosto recente) ed infine pezzatura piccola, ma con inglobati qua e là elementi assai grossi, che fanno pensare allo spoglio di vecchie murature crollate, se non di recinzioni o di fortificazioni.  Considerato l'andamento della popolazione di Cavagliano, che è sempre decrescente a partire dal 1300 (come abbiamo visto nella prima parte), la presenza nella zona di ben due chiese (S. Anna Vecchia e S. Margherita a Torri) da lungo tempo sconsacrate, ed infine la buona conservazione dei caratteri degli edifici medievali (almeno a Cavagliano), per le scarse trasformazioni dei secoli successivi, siamo propensi a ritenere che anche i più recenti terrazzamenti (a parte i continui lavori di manutenzione) abbiano avuto origine per lo più nel Medioevo od al principio del Rinascimento, mentre i più antichi, al momento della costruzione delle case torri del XIII secolo, dovevano già esistere, forse da un tempo precedente almeno l'invasione longobarda.

La pietra usata, il calcare alberese assai resistente alla degradazione meteorica, nonché il fatto che le basi dei terrazzamenti poggiano per lo più direttamente sulla roccia affiorante, giustificherebbero una lunga durata e conservazione di queste opere, che altrove, con altre pietre ed altro terreno di appoggio, possono degradarsi assai rapidamente.

Antichi terrazzamenti agricoli, anche preromani, dovrebbero essere abbastanza diffusi in Italia: G. Del Pelo Pardi, nella sua opera « Agricoltura e civiltà », auspicando lo sviluppo di un'archeologia agraria, rileva come, anche nell'antichità preromana, l'utilizzo per l'agricoltura di pendici scoscese ed impervie non poteva prescindere dalla stabilizzazione del terreno con terrazzamenti, per evitare il dilavamento delle acque (sulla Calvana in particolare, aggiungiamo noi, dove la terra è scarsa fra le rocce emergenti ed il pendio scosceso, senza terrazzamenti, una volta eliminate le parti boscose, il terreno sarebbe stato dilavato in breve tempo). « Non sono stati condotti studi sistematici per conoscere quanto queste opere di carattere agrario si estendevano [in Italia] o almeno di quante di esse siano rimaste tracce. Infatti, molti terrazzamenti possono essere stati eseguiti utilizzando pietre di piccole dimensioni: in questo caso, a distanza di millenni, l'incuria, il tempo, le acque, hanno cancellato del tutto le tracce e il ricordo. Solo opere megalitiche, colossali e potenti, possono avere almeno in parte, resistito al triplice attacco. Ma opere del genere (...) debbono essere esistite in gran copia: osservazioni casuali mi hanno permesso di riscontrare numerose tracce (...); in molte zone degli Appennini si rinvengono tracce e certo in maggior copia se ne rinverrebbero con una rilevazione organica ».

Nel territorio di Cavagliano carattere eminentemente agricolo sembrano avere i terrazzamenti ad ovest della casa colonica di Val di Cigoli, le cui murature a secco sono le più imponenti per spessore (anche fino a quattro metri), altezza (fino a m. 4,50) e pezzatura (alcuni elementi superano il mezzo metro di altezza); ugualmente notevole è l'ampiezza dei terrazzi. Interessanti sono due collegamenti da un terrazzo all'altro, realizzati con rampe disposte a metà dei terrazzi stessi e costituenti uno stretto passaggio incassato tra i muraglioni, che potrebbe far pensare anche a funzioni difensive: ma manca qualsiasi cinta . Murature analoghe per spessore e pezzatura, ma di fattura appena più irregolare e di minore altezza (la presenza nelle vicinanze di altri terrazzi con piccole pietre mescolate ad elementi di grandi dimensioni, rende tuttavia possibile anche l'ipotesi di interventi di spoglio con riduzione dell'altezza) sono quelle presso il cimitero di Cavagliano, che abbiamo brevemente ricordato nella prima parte: in questo caso tuttavia l'ipotesi di un terrazzamento con funzione agricola appare meno probabile, perché il muraglione centrale termina in una specie di piattaforma rettangolare di quasi otto metri di larghezza, dominante un vasto ripiano artificiale che la recinge tutto all'intorno. Si rileva anche un accenno di cinta muraria, il cui tratto verticale sembra addirittura raggiungere la strada al di sopra della chiesa (si individuano a monte alcuni tratti e tutta la linea è coperta dalla vegetazione tipica delle rovine sassose). Il prof. Nannicini ha avanzato l'ipotesi che si tratti di un castelliere ligure ed effettivamente la prima impressione per chi giunge sul posto è quella di una fortificazione. Resta tuttavia da spiegare, se di castelliere si tratta, perché si trovi a mezza costa e non su di un cucuzzolo, come di solito avviene per i castellieri, sia liguri, che italici od illirici (non mancano infatti i cucuzzoli nelle vicinanze: il più vicino, Poggio Camerella, a quota appena maggiore, dista soltanto 700 metri): si dovrebbe dedurre che il pericolo di attacco fosse limitato al lato verso la Val di Marina.

Un'altra ipotesi (ammesso che si tratti effettivamente di un intervento preromano) potrebbe essere quella di una costruzione di carattere religioso o astronomico, dato che il muraglione terminante con la piattaforma è orientato nella direzione del sole nascente al solstizio d'estate. La pezzatura dell'alberese e la sua sommaria squadratura sono assai simili a quelle dei muri, che il Rilli ritiene etruschi, al Poggio del Giro presso Quinto (ma abbiamo già accennato in precedenza che lo stesso Rilli ipotizza una conquista etrusca di un precedente insediamento ligure), nonché a quelle dei muri del corridoio di accesso alla tomba etrusca della Montagnola, sempre a Quinto (il che dimostra ben poco perché, trattandosi della stessa pietra e di tecniche piuttosto rudimentali, i risultati possono apparire analoghi per popoli diversi e per tempi anche molto lontani fra loro).

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Mura Cavagliano e Sottolano

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Casa Sottolano

Muri a secco, che suscitano forti perplessità in relazione alla loro funzione, si trovano anche intorno alla casa di Sottolano, poco a valle di Cavagliano, lungo la mulattiera per Travalle. Qui troviamo due gruppi distinti di muraglioni, con caratteristiche assai diverse tra di loro. A monte della casa, accanto ad un muro di recinzione piuttosto notevole sia per pezzatura che per spessore (tra metri 1,50 e metri 1,80), si trovano una serie di ripiani (che potremmo chiamare anche basi) di forma assai irregolare, ma tendenti a costituire una serie di curve, che sembra impossibile ritenere soltanto opere di terrazzamento agricolo (tra l'altro alcuni di questi elementi terminano con una grossa pietra sommariamente squadrata che individua una sorta di punta). Abbiamo rilevato con una certa cura questo complesso, che appare il più problematico, e lasciamo agli specialisti lo studio di un'ipotesi più approfondita.


A valle della casa è disposta una serie di veri e propri terrazzamenti perfettamente rettilinei (lunghi fino a 70 metri) e paralleli tra di loro: qui più che la pezzatura dei muri, che appare di dimensioni medie, è lo spessore degli stessi che sembra eccessivo, in relazione al dislivello assai limitato. Si tratta di muraglioni a secco dei quali il minore presenta uno spessore di metri 1,10 mentre i maggiori raggiungono i metri 2,60, con dislivelli variabili ma tutti compresi tra un minimo di venti centimetri (riferito proprio ad un muro dello spessore di metri 2,60) ed un massimo di metri 1,10; i muri sono tutti rialzati anche rispetto al terreno a monte, che sovrastano finanche di metri 1,20, presentando un doppio paramento a vista con all'interno un riempimento più irregolare (in sostanza una muratura a sacco senza malta, per quel che è possibile dedurre da un'osservazione semplicemente esterna). Vari terrazzi terminano da un lato su di un acquidoccio in muratura che raccoglie le acque di scolo. Mancando nella zona cumuli di sassi di dissodamento, si potrebbe avanzare l'ipotesi che le numerose pietre rimosse per rendere il terreno coltivabile (qui la roccia è continuamente affiorante) siano state disposte, invece che in mucchi irregolari, in muraglioni più difficilmente attaccabili dalle intemperie ed atti a trattenere il dilavamento e forse a raccogliere il terreno trasportato dalla parte più ripida a monte.


Serie di muri paralleli, anche questi quasi senza dislivello, ma con spessore molto più ridotto, si trovano anche intorno a Poggio Castiglioni; i più interessanti all'interno di una dolina carsica oggi appena accennata.

A Sottolano il fatto che si impone maggiormente e lascia perplessi è tuttavia la larghezza dei muri stessi (sono ben cinque su nove quelli che superano i metri 2,30).

Non possiamo avanzare ipotesi sul periodo di costruzione; ci limitiamo a notare che la tecnica è molto accurata e la regolarità rettilinea e parallela (oltre alla pezzatura più piccola) contrasta con le irregolarità e le continue curvature dell'adiacente complesso a monte della casa, citato in precedenza. Data la vicinanza con le suddette strutture curve, si potrebbe supporre anche qui l'esistenza di qualcosa di simile, smantellato più tardi per ottenere terreno coltivabile, disponendo il pietrame ricavato in muraglioni regolari al bordo del lieve dislivello di ciascun terrazzo.

Indipendentemente dalla maggiore o minore antichità e quindi dal relativo interesse storico delle strutture, è comunque rilevante (e da salvaguardare) il valore paesistico che questa serie di muraglioni assumono nel complesso selvaggio della Calvana, costituendo una specie di tessitura regolare sovrapposta ad un terreno brullo e caratterizzato dalle rocce affioranti disordinatamente: attualmente i terrazzi non sono più coltivati, ma l'effetto di un forte intervento regolatore dell'uomo sul paesaggio doveva risultare assai più evidente prima dell'abbandono. 

Da "Quaderni del territorio pratese. Cavagliano parte 2a"  di S.Bardazzi, E.Castellani