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Archeologia nel Monteferrato

 

 

La stazione paleolitica di Galceti (Prato)

di  P. GAMBASSINI


Le pendici meridionali del Monteferrato, ripide in alto, si addolciscono scendendo e si modellano in una serie di rilievi, poco elevati sulla pianura alluvionale; in questa zona si trova la contrada di Galceti, sede di uno stanziamento umano preistorico.

I primi indizi di una frequentazione preistorica di Galceti si ebbero nel 1935, quando il prof. Renato Piattoli rinvenne alcuni frammenti di diaspro che apparivano come manufatti (1).

Successivamente, a distanza di una trentina di anni, il Gruppo Archeologico «A.C. Blanc» di Viareggio, durante una ispezione intorno a Prato, effettuò numerosi ritrovamenti di manufatti litici, i quali vennero segnalati in una breve nota (2)  e attribuiti al Musteriano.

Le ricerche hanno avuto una ripresa, recente e di buon esito, da parte del Gruppo Archeologico Pratese, al quale si debbono i reperti più abbondanti e significativi (3).  Lo studio di questi materiali è ancora in corso, unitamente all'esame dei manufatti trovati via via, durante nuove ispezioni sul terreno; così, per il momento, si possono fare delle considerazioni solo preliminari.

L'industria litica di Galceti è realizzata quasi esclusivamente su diaspro, e, in quantità molto subordinata, su selce. La grande predominanza del diaspro come materia prima si spiega con la presenza di un affioramento di diaspri rossi a poca distanza dalla stazione paleolitica.

I diaspri sono spesso associati alle ofioliti nell'ambito delle «argille scagliose» appenniniche, pertanto la presenza di rocce diasprine insieme alle pietre verdi del Monteferrato è un fatto normale per la geologia della Toscana. L'affioramento di Galceti si presenta come un livello di alcuni metri di spessore, intensamente fratturato, intercalato nella massa ofiolitica.

Una delle aree di maggior concentrazione dei manufatti dista non più di duecento metri dal livello dei diaspri, cioè da quella fonte di materia prima che necessariamente deve aver condizionato i paleolitici non solo riguardo allo strumentario litico, ma anche, si può ipotizzare, come causa concomitante dello stanziamento.

L'industria litica, non più collegata ad un contesto stratigrafico, si presenta sparsa su una superficie piuttosto vasta, entro la quale vi sono alcune aree di maggior concentrazione di reperti (ad es. presso il Tiro a segno e in località Margone), soprattutto dove le acque superficiali hanno più profondamente drenato la copertura di terreno. I manufatti raccolti sono per la maggior parte strumenti, mentre gli scarti di lavorazione sono relativamente pochi. Questo si osserva in genere nelle zone di abitazione; se viceversa la stazione di Galceti fosse stata utilizzata solo saltuariamente, per l'approvvigionamento del diaspro, vi si dovrebbero trovare molti rifiuti di taglio e pochi strumenti finiti.

La raccolta di Galceti conta alcune centinaia di manufatti. Gli strumenti finora esaminati appartengono per la maggior parte al gruppo dei denticolati (fig. 1, n. 12-21); si tratta in genere di schegge a ritocco semplice o, più raramente, erto. Gli incavi semplici sono ben rappresentati, e con essi in genere il ritocco marginale, il quale è frequentemente utilizzato anche per i raschiatoi denticolati. Sono da assegnare a questo gruppo anche alcuni denticolati carenoidi (fig. 2, n. 1 e 2), nonché dei blocchetti di diaspro modificati nella forma mediante un solo colpo di ritocco su un bordo spesso, in modo da ottenere un incavo soprelevato.

Numeroso è anche il gruppo dei raschiatoi (fig. 1, n. 1-11), che comprende in maggioranza schegge a ritocco marginale. Nei casi in cui il ritocco è profondo, ha tendenza a divenire erto; si osservano così alcuni raschiatoi a ritocco semierto (fig. 1, n. 1,9 e 10) molto simili a quelli di altre località toscane (ad es. S.Romano) dove questo carattere è molto diffuso. Più in generale,sia per i raschiatoi marginali che per quelli profondi, si può notare che il ritocco si estende per un piccolo tratto, e solo raramente interessa l'intero bordo della scheggia. Fra questi pezzi a ritocco parziale sono da evidenziare alcuni raschiatoi latero-trasversali, con la porzione ritoccata limitata ad un angolo distale della scheggia. Da un punto di vista tecnologico sono da segnalare alcuni talloni faccettati e un uso limitato della tecnica «levallois ».

Gli strumenti cui si è fatto cenno finora, rappresentano la componente tipo logicamente più arcaica dell'industria di Galceti; accanto ad essa figura una componente più evoluta che, pure in quantità limitata, ha un significato tipologico e cronologico di indubbia importanza. I pezzi che si possono assegnare a questa categoria sono essenzialmente troncature, becchi e strumenti a dorso .

Le troncature, in numero sensibile, sono rappresentate da tipi corti su scheggia, con ritocco in molti casi sommario (fig.2, n. 3-6). Frequentemente il ritocco erto non è esteso a tutto il bordo trasversale del pezzo, ma è solo parziale e limitato ad una estremità dello stesso bordo; altre volte pochi colpi di ritocco interessano solo l'area centrale distale, e determinano una troncatura parziale e sommaria a tendenza concava.

A questi tipi concavi si associa spesso un ritocco laterale, per determinare un becco su troncatura. I becchi, relativamente abbondanti, sono ricavati da schegge corte e spesse, in modo da risultare tozzi e robusti (fig. 2, n. 7-11). In qualche caso l'associazione di una troncatura concava con un ritocco bilaterale, dà luogo ad un becco gemello (fig. 2, n. 11).

Di particolare interesse è il gruppo degli strumenti a dorso abbattuto; si tratta di pochi elementi caratterizzati da dorsi sommari, spesso bipolari. Si riconoscono alcune rozze lame a dorso e una punta a dorso parziale. Quest'ultima, ricavata da una scheggia a cresta, ha un ritocco erto piuttosto incerto nell'area mediana, e via via più deciso verso l'apice, dove si oppone ai distacchi della cresta per formare una specie di dorso bipolare spesso, fortemente incurvato (fig. 2, n. 12).

E' da notare infine la presenza di alcuni grattatoi carenti; tra essi ve ne sono alcuni a fronte regolare, ed altri in cui il ritocco soprelevato, applicato sommariamente, determina una fronte a tendenza denticolata (fig. 2, n. 14).

In breve i caratteri più salienti dell'industria litica di Galceti sono: un'altra proporzione di denticolati e la presenza di dorsi e becchi a ritocco erto. Questi dati, soprattutto emersi con le nuove raccolte, servono a meglio precisare la precedente attribuzione al Musteriano.

Per quanto si può riscontrare sia in Toscana che, più in generale, in Italia, il forte aumento in percentuale dei denticolati marca la fase finale del Paleolitico medio; in questo senso l'industria di Galceti si pone almeno nel Musteriano finale. D'altra parte gli strumenti a tipologia più evoluta sopra visti, sono più caratteristici delle prime fasi del Paleolitico superiore. Sembra per ora di potere attribuire l'industria in esame ad un momento di passaggio tra il Musteriano e il Paleolitico superiore arcaico.

Da queste considerazioni deriva la notevole importanza del giacimento di Galceti, il quale viene a situarsi cronologicamente in uno spazio un po' oscuro della nostra preistoria. La fase di passaggio dal Paleolitico medio al Paleolitico superiore, accompagnata da una crisi profonda, rappresenta un grosso problema nell'ambito degli studi preistorici, specialmente quando vi sono pochissimi dati disponibili; è questo il caso dell'Italia, dove c'è un vuoto di dati per mancanza di reperti relativi al periodo in questione, e dove ogni giacimento che porti nuova luce in questo senso, va considerato molto importante.

Cercare elementi di confronto è di certo prematuro, ma già alcuni se ne possono notare tra la raccolta di Galceti e quelle di S. Romano e di Indicatore presso Arezzo e, soprattutto, con la stazione di S. Lucia nella valle del torrente Farma.

Ogni altra considerazione deve essere subordinata ad uno studio approfondito ed analitico dell'industria di Galceti, già iniziato, ed agli sviluppi delle ricerche sul terreno che il Gruppo Archeologico Pratese sta effettuando con lodevole e costante impegno.

 


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NOTE

(1)  M. LOPES PEGNA - « Le origini di Prato » in Archivio Storico Pratese, a. XXXVI (1960), fase I-IV;  S. NANNICINI - « Il territorio di Prato. Ambiente naturale e insediamenti umani », in Prato, storia e arte, a. XIII (1972), n. 33.

(2)  G. FORNACIARI - « Attività del Gruppo di Ricerche Preistoriche ed Archeologiche "Alberto Carlo Blanc" di Viareggio, anni 1965-66 ». Atti Soc. Toscana di Scienze Naturali,  Serie A, vol. LXXIII, fasc. 2, Pisa 1966.

(3) P. GAMBASSINI - « Prato » in  Notiziario,  Paleolitico, Toscana, Rivista di Scienze Preistoriche, vol. XXVII, fase 2, Firenze 1972.

 

Da “Il Monteferrato - (Atti del 1° convegno di studi sul Monteferrato) ”   Centro di Scienze Naturali  –  Edizioni PACINI-PISA