IL MONTE LE COSTE
Il Monte Le Coste, detto anche “Spazzavento”, si trova a Nord di Prato e confina ad Ovest col Monteferrato e ad Est con i Monti della Calvana da cui è separato dalla valle del Bisenzio.
È alto 529 m. ed appare, visto da Prato, spigoloso ed acuto come profilo; è piuttosto brullo e pietroso ed è battuto dal freddo vento di tramontana. Dalle sue prime pendici nasce il torrente Bardena, che col suo percorso Nord-Sud Ovest, prima di confluire nell’Ombrone Pistoiese, fa da separatore tra lo stesso Le Coste e le tre cime del Monteferrato.
La cima di questo monte è un punto panoramico di grande suggestione, ed è inoltre conosciutissima meta di escursioni in quanto qui trovasi il Mausoleo del famoso scrittore pratese Curzio Malaparte (1898-1957), costruito nel 1961 per espressa volontà di quest’ultimo : ".....e vorrei avere la tomba lassù, in vetta allo Spazzavento, per sollevare il capo ogni tanto e sputare nella fredda gora del tramontano".
Dal punto di vista della ricerca archeologica la zona interessata dal Monte Le Coste risulta pochissimo battuta; non ci sono citazioni che riguardano quest’ area nella Carta Archeologica della Provincia di Prato pubblicata in quest’anno 2012 (vedi nel sito l’articolo dedicato all’evento ), e le nostre sporadiche ricerche, anteriori all’anno 2000, avevano rivelato solo schegge di diaspro rosso lavorato, frammenti fittili di probabile Età del Bronzo, e poco altro. (vedi “RICERCHE SUL CAMPO” del G.A.O.)
Recentemente abbiamo ripreso le ricerche in questa zona con più metodo e in modo più approfondito, ed i risultati non si sono fatti attendere, come d’altra parte c’era da aspettarsi considerata la particolare posizione geografica dell’area in questione, inserita a metà strada tra due territori ricchissimi di testimonianze archeologiche di varie epoche, Il Monteferrato e la Calvana.
Le prime evidenze archeologiche che in questa zona hanno attirato la nostra attenzione sono senza dubbio le coppelle :
Con il termine "coppelle" ci si riferisce ormai comunemente a incisioni manufatte su roccia, a forma di coppa o scodelletta, di piccola o media dimensione: qualche volta solitarie, più spesso numerose sulla stessa roccia.
Sono ricavate su superfici normalmente piane o poco ripide, come affioramenti o massi erratici chiamati per l'appunto massi cupellari o pietre a scodella di solito posti in posizione dominante e panoramica.
Si ritrovano praticamente sulle rocce di tutto il mondo, secondo tipologie non molto dissimili; talora legate da uno o più "canaletti". Nonostante in luogo da moltissimo tempo, erano certo state dimenticate: qualcuno se ne accorse di nuovo solo alla fine dell'Ottocento. Si moltiplicarono le segnalazioni e si cominciò a cercare i motivi per cui le coppelle appaiono presenti in culture del tutto diverse: a chiedersi se dovessero essere considerate mezzo di espressione , se presentino un ordine intenzionale, se infine vadano annoverate tra le forme di arte rupestre.
In sintesi il loro significato, lo scopo per cui queste incisioni furono fatte, allo stato attuale delle nostre conoscenze rimane alquanto misterioso :
È quasi sicuro che queste scodelle scavate nella roccia fossero legate a qualche tipo di culto ancestrale, legato alla natura. Le ipotesi più plausibili sono quelle di culti legati all'acqua (le coppelle dovevano raccogliere l'acqua piovana e fecondare la terra) o di altari sacrificali per raccogliere il sangue delle vittime. Si è pensato anche che le incisioni potessero raccogliere grassi vegetali o animali per creare fuochi visibili, data la posizione dominante di gran parte dei siti.
In almeno un caso (a Lillianes, in Valle d'Aosta) la disposizione delle coppelle ricalca fedelmente una costellazione.
Un'altra interpretazione ipotizza che in alcuni casi l'esecuzione delle coppelle sia il risultato di microescavazioni per procurarsi da determinate rocce il minerale stesso ritenuto taumaturgico; in questo caso la coppella non sarebbe "il fine", ma il "risultato" dell'azione stessa.
Si sono cercati mezzi di datazione, molto difficili da reperire in quanto nella quasi totalità dei casi le coppelle si trovano a cielo aperto senza collegamento con alcun elemento archeologico probante. Per molto tempo, per questo motivo e per altri supplementari (come il fatto che la ricerca e l'esame in sito comportino spesso un faticoso tracking, al di fuori dei sentieri ufficiali) le coppelle sono rimaste a lungo un fenomeno affrontato malvolentieri, spesso disdegnato dalla maggioranza degli studiosi. Ritenendo i dati inesplicabili, non li sondavano più di tanto: terreno giudicato scivoloso dagli studiosi che giustamente chiedono dati precisi e non fantasie. Le coppelle vennero inglobate in una specie di archeologia minore.
E' ben vero che specialmente attorno agli anni settanta (nonché tuttora in sporadiche segnalazioni) vennero spesso compiute analisi approssimative, ricerche sensazionalistiche, interpretazioni che in molti casi erano più cappelle che coppelle: anche per l'epidermica tendenza a voler classificare tutte le coppelle come preistoriche o almeno protostoriche. Oggi, il convergere di molti dati dettagliati, di moltissimi lavori analitici, la creazione di centri di studio, l'inizio dell'uso di schede mirate (Lombardia e Piemonte per esempio), ha riacceso l'interesse sulla coppellazione e ne ha messo in luce l'importanza storico antropologica, delineato i limiti e le direzioni degli studi necessari alla comprensione del fenomeno; non ancora raggiunta ma forse raggiungibile.
Da : Wikipedia e "Collegamenti esterni W." - *Le Coppelle* di Isa Pastorelli
E veniamo alle “nostre” coppelle, quelle che abbiamo rinvenuto nella zona qui presa in considerazione, il Monte Le Coste :
I massi “coppellati” che abbiamo trovato, allo stato attuale delle nostre ricerche, sono due; si tratta di rocce di medie dimensioni (il lato più lungo non supera i 2 metri), disposte in piano, non in posizione dominante, isolate e non molto distanti l’una dall’altra.
Le coppelle non sono molto fitte (un massimo di 8 per masso), di varie dimensioni, comunque non superiori ai 20 cm di diametro, e tutte scodelliformi; in un caso due di queste sono collegate da un canaletto.
Degno di segnalazione è un particolare che ci ha colpito, sul fondo di una di queste coppelle:
Si tratta di due linee, una diritta ed una leggermente curva, che si toccano e sembrano incise in modo intenzionale, ma il loro significato ci sfugge completamente. (vedi foto)
Come per la maggior parte dei casi (vedi più sopra alla breve trattazione sull’argomento in generale), è difficile per noi stabilire la datazione delle coppelle che abbiamo descritto in questa pagina; quello che possiamo dire è che tutto il contesto che le circonda fa apparire il territorio in questione frequentato sin da epoche molto antiche : via via che le nostre ricerche procedevano, ci siamo imbattuti in vetuste muraglie, curiose strutture, cisterne, tumuli in disfacimento, ed altro, il tutto ricoperto quasi interamente da secoli di vegetazione.
Riportiamo qui di seguito tre esempi di mura, che per dimensioni e posizionamento non possono sicuramente considerarsi muri di contenimento; ricordano i grandi ruderi di muraglie della Calvana (vedi articolo nel sito)
La muraglia della foto n.2 che, come si vede, forma un terrapieno terrazzato di discrete dimensioni, è particolare anche perché si trova nei pressi di una cisterna di grandi proporzioni, che prima del nostro arrivo era coperta completamente alla vista da arbusti e tronchi affioranti; dopo qualche settimana di duro lavoro per renderla di nuovo visibile, potemmo osservarla in tutta la sua importanza: si tratta di una cisterna chiusa a semicerchio da una vecchia muraglia con probabile accesso in selciato (ora scomparso) e alimentata da un risorgiva che ci fa ricordare nell’insieme una struttura molto simile che si trova in Calvana, a Carteano, chiamata “Fonte Sacra”.
Le dimensioni sono ragguardevoli: superano i 7 m. per lunghezza ed i 6 per larghezza, e il muro centrale è di poco inferiore al metro e mezzo.
......................................................................................."Fonte Sacra" di Carteano (Calvana)
Altre testimonianze di frequentazioni umane della zona molto antiche sono quelle strutture che noi abbiamo definito “podi”, non riuscendo al momento ad attribuire loro una funzione precisa: si tratta di piccoli terrapieni fatti a semicerchio con pietre ben sbozzate e poggianti su roccia (vedi foto); sicuramente non si tratta di “macie” fatte per liberare il bosco dalle pietre, considerando la precisa disposizione delle stesse a dare forma a queste piccole composizioni. Per il momento ne abbiamo contate nove, in tutta la zona.
Nelle vicinanze di esse, e quasi allineate, abbiamo trovato tre strutture in rovina che sembrano antichi tumuli, simili a quelli che si possono osservare in Calvana ; le loro dimensioni variano dai 2 ai 3,5 metri ed almeno una risulta appoggiata ad un grosso masso naturale.