Non potevamo non dedicare una pagina del nostro sito al reperto archeologico che forse ha rappresentato nel mondo la nostra città meglio di qualsiasi altro, perlomeno fino ai nostri giorni, e da cui ha tratto origine il nome della nostra associazione : il famoso bronzetto dell’ “Offerente” di Pizzidimonte.
L’ originale di questa statuetta purtroppo non è propriamente a portata di mano, in quanto trovasi custodita al British Museum di Londra, ed i Pratesi si devono accontentare di vederla in foto, o al massimo riprodotta, formato gigante, in uno dei murales che abbelliscono le pareti della terrazza del Bastione delle Forche, la cui apertura al pubblico è avvenuta proprio in questi giorni (Maggio 2014), dopo un lungo periodo di restauro.
Questo bellissimo bronzetto, come specificato nell’articolo che segue, venne alla luce nell’anno 1735 a Pizzidimonte, non molto distante da Gonfienti (2 km.), e fu descritto minuziosamente da alcuni studiosi dell’ epoca; in seguito se ne perse le tracce per circa un secolo, e riapparì misteriosamente presso il celeberrimo museo londinese nel 1824.
Qui di seguito riportiamo un’ articolo di Michelangelo Zecchini dedicato al nostro “Offerente”, comparso sulla rivista on-line Prato, Storia e Arte n.109 :
L’offerente bronzeo di Pizzidimonte
"A Pizzidimonte, distante appena due km circa da Gonfienti, fu scoperto il celebre offerente togato di bronzo, alto 17 cm, oggi conservato presso il British Museum di Londra. La statuetta fu rinvenuta, come ha scritto il Gori, «Hoc ipso anno 1735 prope Pratum Etruriae civitatem, in loco, qui vulgo dicitur Pizzirimonte…»15, e poi fu custodita dall’erudito pratese GiuseppeBianchini.
Il personaggio maschile, stante ma con lieve accenno dinamico nel piede sinistro che sopravanza il destro, è fasciato da una lunga toga che sul davanti forma morbide increspature trasversali e sul retro si distende a sinistra in plastiche pieghe ondulate contrastanti con la verticalità mediana dell’orlo.
Il mantello mostra un’accurata sintassi decorativa a incisioni geometrizzanti: all’altezza del torace è presente una fascia costituita da onde irregolari stondate o acuminate con punti centrali, marginate in basso da una teoria ininterrotta di cerchielli; sia di fronte che dietro, sul lato sinistro del corpo, la banda – bordata in alto da una successione di triangoli puntati (quasi sempre al centro, occasionalmente al vertice) e in basso da una sequenza di lineette più o meno parallele – è caratterizzata da una sequenza di rombi (con due punti interni) inframezzata da triangoli (con un solo punto centrale). La toga lascia scoperta la spalla sinistra e le braccia consentendo di apprezzare particolari anatomici (clavicola, braccio, pettorali, muscolatura) che denotano prestanza fisica. I piedi sono fasciati dai tipici calzari a punta, allacciati e provvisti di decori incisi. I caratteri stilistici permettono di proporre una cronologia intorno al 470 a.C.. Posizione e concezione figurativa sembrano trovare un corrispondente molto stretto nel Fufluns di Modena (stesse dimensioni, medesimo piede sinistro incedente, affinità nella disposizione del mantello, similitudine nella fascia con incisioni a denti di lupo a dividere il torace in diagonale) e un prototipo nell’offerente populoniese trovato all’isola d’Elba e datato al 500 circa a.C.16.
È stato osservato come il piccolo capolavoro della Calvana, riferito a una bottega etrusco-settentrionale, sia affine nel volto alla testa Lorenzini di Volterra e porti con sé impronte stilistiche populoniesi17; c’è da chiedersi se, stanti i ritrovamenti antichi e recenti di bronzi di buon livello qualitativo nel comprensorio, l’offerente togato di Pizzidimonte, con il suo sorriso appena accennato ed enigmatico, non sia uscito piuttosto da un’officina locale, magari diretta da un maestro migrato da Populonia insieme con minerali e tecniche metallurgiche."
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15 Cfr., supra, C. Pofferi, Dai principi, op. cit. in nota 1, p. 33.
16 Giglioli G. Q., Un bronzo etrusco arcaico dell’Elba ora al Museo Nazionale di Napoli,
«Studi Etruschi», II, 1928, pp. 49-51; M. Zecchini, Isola d’Elba: le origini, Lucca 2001,
pp. 93-94.
17 Cfr, M. Cristofani, I bronzi degli Etruschi, Novara 1985, pp. 267-268.
Da “La città etrusca di Gonfienti, la kylix di Douris e l’offerente di Pizzidimonte” di Michelangelo Zecchini
A sinistra l’offerente bronzeo di Pizzidimonte nel disegno di A.F. Gori, 1737; rielaborazione da C. Pofferi 2005 (g. c.). A destra schema della sintassi decorativa incisa sulla toga, all’altezza del torace (in alto) e sotto le ginocchia (in basso). Disegno: Silvia Zecchini.
Ed infine, qui sotto, L'Offerente di Pizzidimonte nella sua forma reale, come appare oggi ai fortunati visitatori del British Museum di Londra :
Aggiornamento al 6 Dicembre 2015
In questa data una nostra rappresentanza, trovandosi a Londra per un breve periodo di vacanze, non ha potuto esimersi dal fare una spedizione al British Museum, naturalmente per rendere il dovuto omaggio alla statuetta che ha dato il nome al nostro gruppo.
Superato un primo momento di comprensibile e incontenibile emozione, superato anche un legittimo impulso di sfondare la teca protettiva per riprendersi il prezioso cimelio e riportarlo nella nostra Prato, sua terra d’origine e contesto più appropriato (stiamo scherzando, ma non troppo), ci siamo sfogati col fare fotografie, della cui qualità non eccelsa, dovuta alla concitazione del momento, ci scusiamo :
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