Novembre 2016
L’Antico Lavatoio di Carteano
Ripulito e reso di nuovo visibile e fruibile da noi del Gruppo Archeologico "L'Offerente"
Il borgo di Carteano è situato a 160 metri sopra il livello del mare, nella zona Nord di Prato sul lato collinare alla sinistra del fiume Bisenzio, sulla strada Etrusco Romana che da Filettole conduce a Canneto.
Nucleo antichissimo, forse fondato dai Romani (il nostro gruppo archeologico alcuni anni fa ritrovo’ in quella zona alcuni tumuli di epoca imprecisata e una cisterna, che chiamammo “Fonte Sacra”).
In seguito la zona fu presidio longobardo. La chiesa di San Paolo che domina il borgo conservava fino a pochi anni fa,al suo interno la famosa Madonna del Rosario: stupendo dipinto della scuola di Giotto, ora al museo dell’opera del Duomo. Lo stesso culto verso San Paolo, santo che fu convertito al cristianesimo, potrebbe significare una somiglianza con le popolazioni longobarde convertite alla fede cristiana.
La zona di Carteano è ricca di acqua e di vegetazione e per questo nel XVII secolo si decise di progettare un Condotto Reale delle Fonti.
Il piano della captazione delle acque dalle sorgenti di Carteano, del Palco e di Filettole, sulle pendici della Calvana, era stato elaborato nel 1639 dall’allievo di Pietro da Cortona, Bernardino Radi (Cortona, 1581 - Roma, 1643), cui subentrò nel 1641 l’ingegnere granducale Alfonso Parigi (Firenze, 1606-1656), deceduto prima del termine dei lavori, conclusi dall’architetto e scultore Ferdinando Tacca (Firenze, 1619-1686).
Il programma iniziale del Condotto Reale delle Fonti prevedeva di raggiungere una fontana pubblica nel centro cittadino e includeva un circoscritto numero di allacciature.
Tutta l’operazione venne finanziata dai Ceppi, con il concorso di alcune facoltose famiglie pratesi che «pur di aver una qualche particella di acqua in casa si erano offerte di contribuire nelle spese».
Le fonti storiche cosi’ descrivono il primo tratto: “ il condotto prende le mosse dalla “Conserva di Carteano”, da cui attingevano l’acqua un abbeveratoio e un lavatoio, seguiti dal “vivajo della chiesa”.
Il Lavatoio di cui ci siamo occupati è inserito tra la chiesa e il borgo.
Quando siamo arrivati, nel settembre 2016, il manufatto da tempo versava in uno stato di degrado in conseguenza della crescita di molte piante infestanti, completamente coperto da terra di riporto e in stato di abbandono; così ci siamo attivati per cercare di preservare questa significativa testimonianza di vita vissuta, appartenente al passato di questa piccola frazione.
Per prima cosa abbiamo riportato alla vista gli splendidi muri a secco che contornano il manufatto e il corridoio di accesso, quindi siamo passati alla ricerca dei gradini di accesso ed infine della base del lavatoio e del selciato originale, che su piano inclinato permetteva all’acqua piovana di andare fino allo scarico in fogna.
Il Lavatoio come Monumento e Memoria Storica. Non un lavatoio astratto, ma quello vero, quello che ha visto la fatica e il sacrificio delle lavandaie, ma anche uno dei pochi luoghi di aggregazione femminile nel quale le donne potevano andare senza essere accompagnate, quello che ha udito storie di vita, i pettegolezzi, la voce di quei bimbi che le mamme dovevano portarsi dietro.
Il lavatoio è un piccolo manufatto e potrebbe apparire a molti oggigiorno come cosa inutile, da nascondere, da eliminare, ma in realtà è una testimonianza concreta della vita sociale delle passate generazioni.
Per queste ragioni gli antichi lavatoi dovrebbero essere conosciuti, tutelati ed apprezzati come siti storici, secondo le direttive emanate anche dall’Unione Europea.
Questo è il contributo che il G.A.O. offre a questa causa (Novembre 2016)