....... LA VOCE DELL'ANTICA PIETRA VINCE IL SILENZIO DEI SECOLI …..

PRATO - Cenni storici


ARCHEOLOGIA A PRATO - Cenno storico

Un tributo al compianto amico Carlo Paoletti (Istituto di Studi Storici Postali)

 

L'interesse per l'archeologia, cioè per lo studio delle antichità rappresentate soprattutto dai prodotti delle arti e della cultura materiale, si intreccia variamente anche a Prato con l'interesse storico e storiografico, specialmente per quanto riguarda le origini della città. Il nome di questa sembrò fornire nel tardo medioevo una spiegazione sufficiente delle radici: diversi scrittori trecenteschi ipotizzarono che i fondatori così chiamassero la città perché costruita su" un grande e bello Prato", nel senso proprio di spazio erboso pianeggiante (dal latino " paratum ").

Oggi, dallo studio di antichi documenti condotto soprattutto da Renato Piattoli (vedi oltre) sappiamo invece che quel "prato" era uno spazio per così dire specializzato, il "pratum comitis ", il prato del Conte, un'area sorvegliata dal signore feudale; luogo di mercati e di sosta per milizie in transito che si apriva fuori dalle fortificazioni del più antico insediamento romano di Cornius, il longobardo Borgo al Cornio, raccolto intorno all'odierna cattedrale di Santo Stefano.

Lo sviluppo di questa appendice militar-mercantile, prossima all'attuale Castello dell'Imperatore e sede dei Conti Alberti "da Prato", portò ai primi del Mille alla fusione dei due abitati, dando luogo al centro urbano e alla repubblica comunale di Prato.

Le induzioni dei trecentisti andavano un po' strette agli umanisti pratesi del '400: e fra loro è quel singolare personaggio di Giovanni Gherardi, scrittore ed architetto, rivale di Filippo Brunelleschi nella costruzione del "cupolone" fiorentino.

Nella sua raccolta di novelle "Il Paradiso degli Alberti" Gherardi fa narrare ad un suo ben noto concittadino, il matematico ed astrologo Paolo Dagomari detto "dell' Abaco" (beninteso allora già defunto) di come l'origine di Prato fosse antichissima, tanto che lo stesso Zeus - Giove avrebbe qui stabilito la sede del mitico Giudizio di Paride.

Meno fantasiose e certo più aderenti alle realtà storiche del territorio, forse anche fondate su tradizioni locali, le asserzioni di autori cinque-seicenteschi circa l'esistenza in un remoto passato della scomparsa città di Bisenzia o Bizzenzia, distrutta da Silla intorno al 70 avanti Cristo, e che sarebbe stata appunto la Prato originaria.

Di ciò scrisse Padre Serafino Razzi nella sua "Vita di Suor Caterina de' Ricci" (la futura"Santa di Prato") edita nel 1596, una delle prime guide di città apparse in Europa, il cavalier Giovanni Miniati rilanciò Bisenzia. Altrettanto fece nel secolo successivo il poeta pratese Cosimo Cicognini, che in un suo poema cavalleresco così fa parlare il crociato Michele Dagomari (quello che portò a Prato il Sacro Cingolo) presentandosi a Goffredo di Buglione:" per mia patria ho Prato / Bizzenzia già città del gran Nerone / Silla distrutta, barbaro e spietato.... ".

Ancora nel Settecento l'illustre erudito toscano Anton Francesco Gori attribuiva a Prato un monumento (cioè un'iscrizione su pietra) rinvenuta "presso Bisanzio nell'Etruria", desumendo ciò dal nome "del fiume che scorre intorno a Prato, già castello fortissimo e repubblica"

.Ma intanto già nel Cinquecento il medico e scrittore pratese Alessandro Guardini andava ricercando radici latine nei nomi delle località di piano e di monte del territorio di Prato e il cavalier Buonamico Buonamici iniziava a raccogliere antichità (soprattutto monete) nel suo palazzo.

Nel '700 esistevano a Prato almeno tre collezioni di "anticaglie" trovate in città e nel contado: il Museo Buonamiciano messo insieme dal canonico Innocenzio dell'omonima illustre famiglia, il quale vi aveva inserito anche opere d'arte medievale e moderne stampando poi una descrizione della raccolta; l'''antiquarium'' dello studioso Giuseppe Bianchini e quello del conte Giovan Battista Casotti, letterato e storico. Tutte queste collezioni andarono disperse.

Della raccolta casottiana rimasero peraltro in città due urne funerarie etrusche scolpite, provenienti dall'agro pratese e tutt'oggi esposte alla Biblioteca Roncioniana (quindi una delle più antiche esposizioni archeologiche pubbliche della Toscana); è noto poi il bellissimo bronzetto etrusco detto "L'Offerente" che veniva da Pizzidimonte di Prato ed è oggi al British Museum di Londra, mentre non è improbabile (ricerche sono in corso) che marmi antichi del Casotti venissero acquistati per inserirli nella decorazione barocca del palazzo fiorentino Medici - Riccardi (pareti del cortile).

Nell'Ottocento, mentre compivano un determinante salto di qualità gli studi circa la storia medievale e moderna di Prato, si diffondeva invece un marcato scetticismo verso le "antichità" di cui si erano occupati i precedenti eruditi. Cominciava ad insinuarsi l'idea erronea che fin quasi all'epoca longobarda il luogo di Prato e la pianura attigua fossero inabitabili perché lacustri.

Però il noto storico pratese Cesare Guasti (1822-89) collezionò bronzetti arcaici etruschi provenienti (secondo un suo appunto) da Casa Pieri, che poteva essere nel centro di Prato, presso Santa Trinita, od a Pizzidimonte. Sul Poggio Camerella (Calvana di Prato) si scoprirono tombe "a capanna" ritenute liguri ed a Settimello di Calenzano si individuava come etrusco il monumentale cippo ornato da quattro figure leonine scolpite.

Negli anni Trenta del Novecento lo storico Renato Piattoli, pratese di adozione, individuava le prime testimonianze di archivio su Borgo al Cornio (874 avanti il Mille); ma pur essendo un medievalista, Piattoli ebbe l'avventura di occuparsi anche della più remota antichità pratese e per primo segnalò (sull'Archivio Storico Italiano e sul Bollettino dell'Archivio Storico Pratese) l'esistenza nella periferia collinare di Galceti di manufatti preistorici foggiati nel locale diaspro rosso.

La storiografia ufficiale pratese (il citato Bollettino) andò poi occupandosi dello studio di epoche precedenti il Medioevo (l'articolo "Prato Romana" di Arturo Soleni, le ricerche di Mario Lopes Pegna sulla centuriazione romana nella piana di Prato).

AI 1966 risalgono gli importanti ritrovamenti etruschi nel settore meridionale del territorio pratese (Montalbano) nei quali ebbero parte importante "dilettanti" di qualità (il Dr. Giuseppe Borgioli di Comeana, i pratesi Giancarlo Guarducci e compagni). Gli scavi ufficiali e la successiva istituzione del Museo Archeologico di Artimino dovettero molto sul piano scientifico al Dr. Francesco Nicosia, futuro soprintendente ed allora ispettore per Prato della Soprintendenza alle Antichità d'Etruria, e sul piano organizzativo al sindaco di Carmignano, il pratese Guido Lenzi.

Il rinato interesse per lo studio del passato remoto portò all'istituzione (1971) del Gruppo Archeologico Pratese, che sviluppò le indagini relative alla cultura paleolitica e neolitica del diaspro rosso del Monteferrato e condusse ricerche in molte zone, dalla Calvana (castellieri liguri?) a Filettole (villaggio dell'Età del Bronzo) al centralissimo Castello dell'Imperatore (reperti anche etruschi e neolitici).

Il G.A.P. organizzò nel 1974 la mostra "Prospettive dell'Archeologia Pratese" (notevole catalogo) in collaborazione con la Soprintendenza archeologica e l'Azienda di Turismo.

Hanno poi efficacemente proseguito l'opera di volontariato il Gruppo Archeologico Fiorentino di Sesto ed il Gruppo "L'Offerente" di Prato, con importanti ritrovamenti sia sulle colline, sia nell'immediata periferia cittadina Sud-Orientale, dei quali riferiranno in questa sede gli esponenti delle suddette Associazioni. Da parte sua la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana ha condotto recentemente saggi di scavo nel centro storico, con rinvenimento di reperti etrusco-romani nel sottosuolo di Palazzo Vescovile, in Piazza del Duomo.

Gli obiettivi adesso più importanti sono un probabile villaggio dell'Età del Bronzo sul Monteferrato e l'insediamento etrusco scoperto (1997-99) nella periferia, zona Gonfienti.

E' forse "Bisenzia ritrovata"?

 

-   Da  “ I   40.000 anni di Prato“  ciclo di conferenze realizzato dal Gruppo Archeologico l’Offerente, con la collaborazione di : Andrea Donnini, Marco Giachetti, Carlo Paoletti, Maurizio Forli (Gruppo Hobby & Scienza) e patrocinato  dalla Circoscrizione Prato Nord.