....... LA VOCE DELL'ANTICA PIETRA VINCE IL SILENZIO DEI SECOLI …..

Ricerche sul campo

 

Gruppo Archeologico l'Offerente

 

Monti della Calvana e Val di Bisenzio

Bassa valle e zone pedemontane

Iniziando la descrizione dei siti e dei reperti rinvenuti preferiamo scegliere un ordine topografico:

Poggio Castiglioni -  Situato all'estremo Sud dei monti della Calvana, a "guardia" della valle del Torrente Marina e della piana pratese. La geologia del luogo presenta grotte, doline e altri fenomeni caratteristici del carsismo. Segnaliamo la presenza di mura a secco, di forma circolare, costituite da blocchi di pietra alberese a grossa pezzatura, molto simili a quelli della Val di Cigoli e Sottolano, e canali di irrigazione di una cisterna probabilmente "medioevale" costruita in pietra alberese. Durante le ricognizioni sono state rinvenute alcune schegge di diaspro rosso ed uno strumento litico.

Versante Nord - Ovest -  Ad una quota di circa 550 mt slm, circondato da piccole alture e riparato dai venti, si nota un pianoro con una depressione che si sviluppa per tutta la lunghezza del pianoro stesso. I nostri sopralluoghi stanno portando alla luce strumenti litici di piccole dimensioni in selce grigia venata, tipica della Calvana, e diaspro rosso, quali nuclei, schegge, grattatoi ed altri di diversa tipologia.

Nei pressi di Cavagliano abbiamo localizzato una lastra in calcare alberese, di forma trapezoidale (110x90x30) con un bassofondo scolpito su di una faccia, avente una profondità di 3-4 cm circa, spezzata in due parti, in una posizione sul terreno che rende problematico capire l'uso originario del manufatto. Poiché il lato più corto della lastra è praticamente diritto, ricordando un basamento, si suppone che la sua posizione fosse eretta. In un' altra area, a circa 500 mt slm, ai margini di un campo, si ritrovano spesso frammenti riguardanti ziri con decorazioni a fascia, olle ed altri contenitori di uso domestico, compresa parte di una ciotola in argilla depurata ed altri frammenti di ceramica figulina tipologicamente simili ad altri ritrovamenti di chiara origine etrusca.

Val di Cigoli e Sottolano -  Lungo il sentiero che proviene da Sant' Anna Vecchia, nell'area già descritta nel "Quaderno di Cavagliano" (Edizioni APT), abbiamo esaminato le "strane" ed imponenti costruzioni composte da complesse mura a secco di circa 2 - 2.5 metri di spessore e con un'altezza variabile fino ad un massimo di circa 4 metri, individuando una probabile nicchia, o guardiola (?), incassata dentro i muri stessi, con scaletta in pietra. Risalendo il crinale abbiamo individuato un'area dove sono stati ritrovati numerosi frammenti di vasellame d'impasto, con inclusi in mica, diallaggio, a volte anche particelle di diaspro rosso, riconducibili tipologicamente ad oggetti di uso domestico e grandi contenitori per derrate alimentari, come olle da fuoco, ziri di varie forme e dimensioni, bordi di grandi orci, anse, pareti con rinforzo a fascia e ceramica figulina, ciotole e piattelli, simili a quelle esposte al museo di Marzabotto ed al museo etrusco di Artimino. La probabile datazione si aggira intorno al VI secolo a.C.

 

Area delle grotte, lato Est -  Attente ricognizioni in quest'area hanno portato alla luce numerosi manufatti litici di piccole e piccolissime dimensioni, circa 400 pezzi, composti per la maggior parte da lamette, qualche geometrico, punte, nuclei, schegge e scarti di lavorazione. La materia prima usata per lo strumentario è varia trattandosi di selce, di colori diversi, diaspro rosso, calcedonio, corniola e, in minima parte ossidiana. Nella stessa zona sono stati rinvenuti frammenti ceramici, bordi e pareti, probabilmente protostorici, ed una fuseruola, molto più recente, d'impasto rosso. Molto probabilmente in quest'area si sovrappongono diversi momenti di frequentazione.

Zona pedemontana Nord -  In questa ampia zona le nostre ricognizioni hanno fruttato ritrovamenti sporadici, ma costanti, di strumenti litici in selce grigia e diaspro rosso, facendo presumere insediamenti umani in tempi preistorici. Ai margini di Santa Lucia emergono inoltre laterizi di probabile origine etrusco romana.

Monte Le Coste -  Dai versanti fino al degradamento verso la piana si incontrano luoghi dove le ricerche hanno rivelato la presenza di schegge in diaspro rosso, frammenti fittili, probabilmente dell'età del bronzo, e due pareti ceramiche con rinforzo a fascia di grande spessore.

Medie ed alte valli

Comune di Vaiano, Calvana Nord Est -  Ritrovamenti riferibili a periodi temporali molto distanti tra loro, dalla preistoria al medioevo ed oltre.

Strumenti litici in selce di vari colori e diaspro rosso, ceramica protostorica, probabilmente neolitica o dell'età del bronzo, ceramica depurata, pareti di ciotole e bordi, probabilmente etrusco - romana, ceramiche medioevali. In particolare questi ritrovamenti sono abbondanti sulla parte sommitale della Calvana, nei luoghi sfruttati ad uso pastorale. Abbiamo rinvenuto tra gli altri, strumenti in selce e diaspro del paleolitico medio, cuspidi di freccia neolitiche o eneolitiche, ceramiche d'impasto con inclusi di mica, frammenti di anse, fondi, pareti, dai quali è stato possibile ricostruire parzialmente alcune forme vascolari probabilmente dell'età del rame o del bronzo. Forse di epoca protovillanoviana un paio di "cinerari", parzialmente ricostruiti, di ceramica buccheroide con decorazioni a fascia. Si ritrovano anche sparsi reperti ceramici tipologicamente vicini a quelli considerati etrusco romani della parte bassa della Calvana. Una moneta ormai illeggibile, forse romana, ceramica figulina, una fibbia in bronzo con una decorazione "a palmetta", un specie di punta di freccia ricavata da una lamina bronzea arrotolata a cono, molta ceramica invetriata di origine medioevale o rinascimentale. In una località quasi sulla parte più alta della Calvana sembrerebbe trovarsi, forse conservato ancora in maniera sufficiente per un'indagine archeologica più approfondita, un insediamento preistorico più volte abitato, dal quale provengono molti strumenti litici, comprese quattro bellissime cuspidi di freccia e un paio di frammenti ceramici protostorici.


Comune di Prato -  Area protetta del Monteferrato

Continuando le ricognizioni nell'area del Monteferrato, già esplorata dai precedenti gruppi archeologici pratesi, abbiamo evidenziato una serie di nuove stazioni preistoriche o riscoperto nuovi reperti nei luoghi archeologici già identificati. I nuovi materiali recuperati non cambiano di molto le ipotesi circa la frequentazione preistorica e protostorica dell'area ma, per l'abbondanza e a volte l'ottima conservazione che presentano, lasciano supporre di essere in presenza di materiali poco disturbati e corrosi dalle intemperie e dall'attività naturale ed umana. Se ci saranno i presupposti almeno un paio di località potranno in futuro essere adeguatamente esplorate anche a mezzo di scavi veri e propri.

In generale i materiali raccolti sono composti da industrie litiche, per lo più in diaspro rosso, che tipologicamente coprono un arco di tempo vastissimo, almeno dal Paleolitico medio all'Età del Bronzo, e da frammenti ceramici di varie fogge e dimensioni riferibili per lo più all'Età del Bronzo ma anch'essi con un'ampia dislocazione temporale, almeno dall'Età del Rame all'epoca medioevale.

Oltre che nell'area del Monteferrato i materiali archeologici sopra descritti, in particolare l'industria litica su diaspro, si ritrovano un po' da per tutto nei terreni che ancora si trovano a ridosso delle colline, da Santa Lucia a Bagnolo, Montemurlo ed oltre o vengono evidenziati da nuovi scavi e lavori, almeno fino a Maliseti nei pressi del Palazzetto dello Sport. Inoltre frammenti ceramici, forse etruschi, sono stati recuperati nei pressi de La Collina a Nord di Figline.

Conclusioni

Che dire di più o di diverso di quanto già detto e dimostrato da tutte le ricerche archeologiche portate avanti da sempre, per lo più per merito di appassionati, a riguardo della storia della nostra città e del suo territorio ?

E' evidente che non si può parlare di mancanza di tracce e di scarsità di reperti che anzi, nonostante l'urbanizzazione quasi completa, continuano "testardamente a venir fuori", per giustificare le scarse conoscenze archeologiche pratesi e l'ancor più scarsa tutela.

A chi si sofferma un poco a pensare sulla storia di Prato avendo un minimo di interesse, appare una lunga traccia, testimonianza del nostro passato, che si evidenzia già in tempi lontanissimi, a partire dal Paleolitico inferiore all'epoca etrusca e romana, fino ai nostri giorni. E' vero che ogni tanto questa traccia si perde e si confonde, ma è più vero che molti, troppi, non riescono, o non vogliono, " vederla" e questo è un peccato che ci piacerebbe non fosse perpetuato.

 

-   Da  “ I   40.000 anni di Prato“  ciclo di conferenze realizzato dal Gruppo Archeologico l’Offerente, con la collaborazione di : Andrea Donnini, Marco Giachetti, Carlo Paoletti, Maurizio Forli (Gruppo Hobby & Scienza) e patrocinato dalla Circoscrizione Prato Nord.

esperienze di ricerca archeologica a Prato e nel pratese

Marco Giachetti (Gruppo Archeologico Fiorentino)


I ritrovamenti, determinati dalle opportunità offerte dalle trasformazioni del territorio, furono favoriti dalla presenza nel nostro Gruppo di vecchi membri del Gruppo Archeologico Pratese tra cui Lucia Bregoli, Maura Bigagli, Carlo Anselmi ed altri.

Inoltre la vicinanza di residenza di alcuni e l'essere Prato il luogo sede dell'attività lavorativa, hanno fatto il resto, al punto che la città, con oltre cento episodi di ritrovamento in vent'anni, è uno dei teatri principali di attività.

Le novità di questi anni riguardano la preistoria più antica (Paleolitico Inferiore) ormai sicuramente identificato a Comeana e nella valle del Bardena; laggiù ai due bifacciali pubblicati recentemente, se ne aggiunge uno piuttosto piccolo, a dorso naturale, simile a quello noto da decenni, proveniente da Bricoli (Lastra a Signa).

Questo manufatto è compatibile con sporadici strumenti enucleabili da raccolte che a volte comprendono anche migliaia di oggetti: sono choppers, raschiatoi e denticolati prelevati nell'areale compreso tra Comeana e Signa. A Vainella è invece presente un piccolo bifacciale ogivale, riferito al Paleolitico Inferiore, mentre il resto dell'industria di lì, oltre tremila pezzi, è difficilmente attribuibile: da un lato abbiamo quella compatibile con il bifacciale (grossi raschiatoi e denticolati carenati), dall' altro quella del Paleolitico Medio (che presenta soprattutto raschiatoi e nuclei discoidali) ed infine quella del Neo-Eneolitico (che produce cuspidi di freccia, bifaccialetti campignani, scheggioni e strumenti di tradizione del paleolitico antico).

L'industrie del Paleolitico medio di Galceti e di Figline, già parzialmente note dai lavori di Gambassini, Martini e Fornaciari, sono documentate ormai lungo tutta la fascia pedemontana: La Pietà, Villa Fiorita, Vainella, Galcetello, Villa Campolmi, lago di Bagnolo, piano di Montemurlo ed infine da tre giacimenti nella zona di Comeana, a Sud.

 

Nella maggioranza dei casi non si arriva al centinaio di strumenti sufficienti per una attribuzione più precisa; anche l'industria di Galceti, contestata dal Fornaciari al Gambassini, con un riferimento al Musteriano Levallois piuttosto che alla fase di passaggio dal Paleolitico Medio al Superiore, deve essere in realtà ricondotta a due raccolte diverse: quella del Fornaciari in due luoghi precisi del Parco, quella del Gambassini probabilmente in tutto il Parco.

Tra le industrie musteriane delle nostre raccolte è da segnalare quella di Villa Campolmi che comprende splendide punte levallois, discoidi e raschiatoi, con il piano di percussione preparato. I complessi del paleolitico superiore sono difficilmente separabili da quelli neo-eneolitici per la presenza di oggetti attribuibili ad entrambi i periodi; un singolo bulino, proveniente da SoIano e parte dell'industria di Comeana - via Poggio Orsoli , possono essere riferiti al Paleolitico Superiore già noto in comune di Carmignano, a Poggio alla Malva e Pianali.

Il Neolitico dette una prima sicura traccia di sé nel 1984 con il ritrovamento in zona Galcetello di un frammento ceramico decorato a bande lineari nel classico stile di Fiorano Modenese ( a Sesto un atelier per la fabbricazione di ceramiche di questa cultura è stato datato al radio-carbonio a 6200 anni fa).

Nei primi anni '90 la costruzione di un complesso polivalente tra il Museo Pecci e la chiesa di Sant'Andrea a Tontoli, portò alla sfortunata distruzione di un interessante sito del Neolitico Medio: tra le centinaia di reperti che avventurosamente recuperammo si nota una compresenza di elementi della Cultura dei vasi a bocca quadrata ed altri della Cultura di Diana (a Sesto i fondi di capanna "puri" delle due culture sono stati datati rispettivamente a 3700 - i vasi a bocca quadrata - e 3200 A.C. i "Diana").

Tra i reperti del "Pecci" sono da notare due ciottoli con coppelle incise senz'altro usate per macinare colori (granuli di cinabro); è possibile che si tratti di uno dei più antichi utilizzi di questo minerale del mercurio.

I numerosi ed interessanti materiali recuperati dagli amici del Gruppo "l'Offerente" sulle pendici della Calvana (strumenti microlitici, cristalli di quarzo, ossidiana e frammenti di ceramica) hanno corrispondenza con quelli ritrovati da noi presso Travalle, in comune di Calenzano, dove si è recuperata un'ansa tubiforme tipica dei vasi della Cultura di Diana.

Le frequentazioni dell'Età del Rame sono testimoniate dal giacimento del Ponte Petrino, con ceramica decorata a graffito di influenza meridionale e numerose scorie di rame che, assieme a frammenti di crogioli e di forme di fusione, attestano uno sfruttamento dei piccoli giacimenti cupriferi locali già nel 2700 A.C. La fase media dell'Età del rame è testimoniata da frammenti ceramici decorati a "spazzola" ed a "squame" recuperati in via Curie ed a Villa Campolmi, mentre la fase finale dell'Eneolitico (Cultura del Bicchiere Campaniforme), così ben documentata a Sesto Fiorentino, è sicura a Prato in almeno quattro giacimenti: a Villa Campolmi, Galcetello, Tirassegno di Galceti, Villa Banchieri.

L'Età del Bronzo, seppure testimoniata in numerosi giacimenti, non offre indicazioni cronologiche precise oltre quelle già note di Filettole (Bronzo Medio Iniziale), Cava Rossa di Figline (Appenninico), Galceti/Monteferrato (Bronzo Finale).

L'Età del Ferro (Cultura Villanoviana) è attestata da un'ansa a torciglione recuperata presso il Tirassegno di Galceti ed inoltre dallo straordinario giacimento di Baciacavallo - Cafaggio ; qui lo sbancamento per la fognatura del depuratore di Baciacavallo, profondo almeno 5 metri, tagliò in pieno una complessa stratigrafia, in cui alla base c'era un livello neo-eneolitico, attestato da frammenti litici, ceramici ed accettine levigate in serpentino. Questo livello (non potemmo purtroppo osservare la stratigrafia) era sovrastato da uno assai più consistente dell'Età del Ferro, con numerosa ceramica villanoviana decorata (con stringenti analogie con il villanoviano fiorentino e fiesolano: ciotola identica alla Tomba Gambrinus 4, biconico molto simile del Museo di Fiesole) ed anche con il villanoviano bolognese (per le elaborate, belle anse con decorazioni zoomorfe, a testa di cerbiatto). Assai suggestivo è il recupero di un vero e proprio "set" per la tessitura (punteruolo, coltello da tessitore, ago in osso, fuseruole e rocchetti in terracotta) che documenta come questa attività economica sia radicata a Prato fin dalle epoche più antiche. La presenza di una cinquantina di punte di pali ed altri numerosi resti organici come semi, sterpi e paglia carbonizzati, fa capire che la zona doveva essere molto umida, torbosa (evidentemente la palude delle Cascine di Tavola, non ancora bonificata, era assai più estesa dell'attuale).

La civiltà etrusca (di cui il villanoviano di Baciacavallo costituisce un prologo) è nota da precedenti significativi come il gruppo di bronzetti di Pizzidimonte, quell'altro di casa Guasti, il cippo di Montemurlo ed il frammento di casa Bonamici. Il ritrovamento di Gonfienti, occasionato dai lavori per l'interporto era annunciato già da precedenti opere di risagomatura del fosso di bonifica, parallelo ad Est, della gora del Ciliegio (questo da la misura dell'estensione del sito, sicuramente degli ettari) riferibile ad un abitato di una certa importanza, seppure non delle dimensioni "sparate" recentemente sui giornali (ai quali si deve anche l'inesattezza di ascriverlo all'epoca ellenistica, mentre restituisce materiali del V - IV sec. A.C.) .

A Baciacavallo il villaggio villanoviano conosce una fase di abbandono nel VII secolo ed una rifrequentazione etrusca nel VI secolo, testimoniata da ceramica fine decorata a fasce rosse o brune e bucchero pesante decorato a stralucido, simile a quello recuperato al Tempio della Piaggeria di Artimino ed a Sesto.

Un'ansa di una comune olla stamnoide d'impasto era rivestita da una laminetta di piombo su cui si notano più file di lettere etrusche (forse si tratta di un contrassegno mercantile del tipo aska eilevana - vaso da olio).

Tracce di sepolture sono presenti a Pizzidimonte, dove tra il materiale romano di via Bresci è presente un coronamento di cippo fiesolano tipo B, a forma di mandorla, ben confrontabile per dimensioni con la sommità del cippo di Montemurlo ed alla Villa Banchieri, dove si è recuperato un disco-coperchio di tomba a pozzetto, in calcare del diametro di cm 74, già noto al pubblico come confronto con la copertura della tomba del Guerriero del Prato Rosello ad Artimino. Il medesimo sbancamento ha dato al Podere Banchieri, anche una fibula bronzea con lunga staffa (gemella di quelle note della Tomba del Guerriero) oltre ad un chiodetto di bronzo.

I materiali ellenistici del Palco, Canneto e dell'Ospedale, non hanno avuto per ora  incrementi salvo sporadiche presenze qua e là di ceramica a vernice nera, a La Pietà, Podere Banchieri, San Giorgio a Colonica, Paperino.

L'epoca romana è caratterizzata dal reticolo centuriale, che risulta l'elemento portante dell'urbanizzazione di Prato: infatti la Pieve di Santo Stefano sorse in una zona caratterizzata dall'incrocio di quintarii (cardine e decumano) nelle vicinanze della via Cassia.

L'espansione edilizia attuale ha già dato occasione di conoscere alcuni siti di ville (caratterizzate dalla presenza di reperti nobili come stucchi, tessere di mosaico, marmi) sotto Il Palco ed a La Pietà; di fattorie (aree di cocciame più piccole, prive di mosaici e marmi) a Pizzidimonte, in via P. della Francesca, Le Lastre, Bivio di Bagnolo, Podere Bosco di Montemurlo.

Anche a Baciacavallo si ha una lunga frequentazione del sito, indicata da almeno cinque lucerne in terracotta, una tessera in piombo con iscrizione latina che ci fa conoscere il nome del primo pratese, Giusto Carinna (il cognome di chiara ascendenza etrusca, è quanto mai suggestivo: come non pensare ai vari Carmignano e Carmignanello frequenti nella toponomastica delle vicinanze?).

Il giacimento di Baciacavallo è anche importante per il recupero di 55 monete di bronzo (dagli assi di Tiberio I Claudio ai minimi del V° secolo) troppo distanti negli anni per riferirli ad una tesaurizzazione, piuttosto da pensare come episodi di smarrimento in terreno fangoso o paludoso.

Gli insediamenti romani, ben distribuiti sul territorio (si può pensare che ce ne fosse, in pianura, almeno uno ogni centuria, circa mezzo Kmq.) erano collegati da cardini e decumani centuriali di cui se ne osservò uno (cardine) in via del Ferro, all'altezza del bivio per Paperino. Residui di sepolture (ossa umane, tegolame, elementi di corredo) si raccolsero sotto la Villa del Palco, al Ponte Petrino, in Viale della Repubblica.

Il monetiere di Prato, oltre le 55 di Baciacavallo, comprende anche un antoniniano di Probo, dal Podere Bosco, un antoniniano di Tetrico, dal Ponte Petrino, mezzo centennionale costantiniano dal Palco, un minimo (irriconoscibile) del V secolo da Pizzidimonte.

Concludendo infine, si spera in futuro, con il beneplacito della Sovrintendenza Archeologica, di ricondurre a qualche istituzione museale di Prato, queste importanti testimonianze storiche.

 

-  Da  “ I   40.000 anni di Prato“  ciclo di conferenze realizzato dal Gruppo Archeologico l’Offerente, con la collaborazione di : Andrea Donnini, Marco Giachetti, Carlo Paoletti, Maurizio Forli (Gruppo Hobby & Scienza) e patrocinato dalla Circoscrizione Prato Nord.